Perché il Blog... New media, internet, intelligenza collettiva, multitasking, social network, wiki, e-learning e media educational sono soltanto alcune delle problematiche che, sulla scia delle innovazioni tecnologiche che hanno investito il mondo della comunicazione e della produzione, si sono riversate su genitori, educatori, studiosi ed operatori nel sociale. Nel diluvio informatico-tecnologico che rischia di sommergere anche il navigatore più esperto, potrebbe essere utile un confronto di opinioni e il guardare a più punti di vista. In fondo, come ricorda Pierre Lévy, cos'è il Word Wide Web se non l'articolazione di migliaia di punti di vista diversi?
In questi giorni dappertutto serpeggiano facili parallelismi fra l'affondamento del Titanic e il disastroso incidente della Costa Concordia.
La mia opinione è che il vero collegamento è da rintracciare fra il film Titanic del 1997 e ciò che è successo: probabilmente le scene di quel fortunato lungometraggio hanno condizionato, positivamente o negativamente, comportamenti e reazioni di passeggeri e personale. E forse questo ha salvato la vita a molte persone... Potenza dei media.
Media molto utilizzati anche durante l'intera vicenda: senza le telefonate dei passeggeri la guardia costiera non sarebbe intervenuta tempestivamente; se le strumentazioni non fossero state disattivate oggi racconteremo un'altra storia o forse, semplicemente, non ci sarebbe proprio nulla da raccontare.
Nonostante le resistenze al cambiamento ci sono insegnanti che, mettendosi in gioco e rivedendo "vecchie" metodologie didattiche alla luce delle nuove teorie costruttiviste, decide di utilizzare la portata motivazionale dei new media per il conseguimento del successo scolastico dei propri alunni. Chi vi parla, dalle pagine di questo diario virtuale, è un'insegnante che nella pratica d'insegnamento utilizza quotidianamente tecnologie (vecchie e nuove) didattiche. Pur insegnando in una scuola primaria, la mia aula è dotata di LIM, di connessione wifi ed esiste la possibilità di fare lavorare i bambini contemporaneamente su diversi notebook.
Il perché uso le tecnologie è presto detto: sono convinta che i media trasformino il sistema di elaborazione neurofisiologica e cognitiva delle informazioni, valorizzando le intelligenze multiple e sottolineando una modalità di pensiero che Bruner chiama narrativo. Questo comporta lo sviluppo di aspetti più contingenti, più situazionali, più contestuali, più emotivi, in cui la conversazione ha continui rimandi, ripetizioni, ridondanze, approfondimenti.
Un esempio di attività didattica improntata sulla LIM potete vederla nel video che allego.
Buona visione!!!
New Media e uso di Internet in particolare sono responsabili di una serie di criticità e risorse.
In questa mappa vengono illustrate le più rilevanti.
Secondo alcuni studiosi, fra cui spicca il nome di Eli Pariser, di recente le ricerche su google vengono orientate dai cookies presenti nel nostro computer, come indicatori di riferimento. Questo dà luogo ad un ambiente virtuale basato sui nostri interessi e quindi falsato, come una bolla in cui non ci si rende conto della separazione fra virtuale e reale. Tutte le informazioni che "comunichiamo" alla rete alterano i meccanismi di interazione sociale a puro scopo commerciale
Dietro la pratica del tracciamento si nascondono seri rischi che possono portare ad una omologazioine di pensiero che è diametralmente opposto a ciò che crea l'intelligenza collettiva.
Per chi volesse approfondire l'argomento, consiglio queste slide del prof. Graziano Cecchinato dell'Università di Padova.
Quanto sei multitasking? Esegui il test e lo scoprirai! ;-)
Cosa vuol dire essere multitasking? Essenzialmente la capacità di svolgere più attività contemporaneamente, possibilità incentivata dalla facilità di accesso a media e personal media: pc, tv, ipod, smartphone...
Per molti studiosi è una criticità legata al bisogno di rimanere continuamente in contatto con la propria rete sociale che provocherebbe nel soggetto un elevato carico cognitivo con diminuzione delle capacità cognitive. Ciò sarebbe da ostacolo all'apprendimento poiché la capacità di avere un’attenzione ampia e divisa su più fronti limita la capacità di affinare l’attenzione di tipo selettivo e non sono pochi gli insegnanti (e genitori) che attribuiscono a questa problematica la responsabilità del mancato raggiungimento del successo scolastico.
Altri studiosi, come Pier Cesare Rivoltella, Professore dell'Università Cattolica di Milano e Presidente del CREMIT, i new media sono un prolungamento della vita sociale dei giovani. Se la lettura sviluppa competenze analitiche e causali, il contatto con i media digitali porta a sviluppare competenze differenti, paratattiche, come il multitasking, e un'attenzione periferica distribuita. Rivoltella pone l'accento sul compito delicato che, in questo contesto, assume la scuola. Oggi il tema dell'educazione ai media è sempre più declinato come educazione alla cittadinanza. Questo perché i new media sono trasversali a tutte le nostre pratiche quotidiane.
Non utlizzare questa potenzialità all'interno della progettualità didattica significa, per Rivoltella, non voler dare spazio alla cultura giovanile.
Lo studioso arriva ben presto a non sorprendersi che i nuovi media di qualsiasi periodo siano catalogati come ‘pseudo’ da coloro che hanno assorbito i modelli dei media precedenti, qualunque essi fossero. [Marshall MCLuhan] Steven Johnson, studioso di scienze cognitive e divulgatore degli sviluppi delle nuove tecnologie, inizia con questa citazione il suo libro Tutto quello che fa male ti fa bene – Perchè la televisione, i videogiochi e il cinema ci rendono più intelligenti dove contesta la diffusa e storica opinione secondo cui televisione, videogiochi e (recentemente) mondi virtuali, siano colpevoli dell'impoverimento culturale delle nuove generazioni. Se, paradossalmente, i videogiochi fossero stati inventati prima dei libri, nel momento in cui i bambini li abbandonassero presi dalla frenesia per la lettura, probabilmente (secondo l'autore) i commenti di insegnanti, genitori e autorità culturali sarebbe che leggere libri sottostimola cronicamente i sensi; non immette in un mondo tridimensionale, pieno di immagini in movimento e paesaggi sonori; attiva soltanto una piccola parte del cervello dedicata all’elaborazione del linguaggio scritto, mentre i videogiochi impegnano l’intera gamma delle cortecce sensoriali e motorie. I libri inoltre portano tragicamente a isolarsi, costringono il bambino a rinchiudersi in uno spazio silenzioso, lontano dall’interazione con altri bambini.
Parlando di nuove tecnologie viene quasi naturale pensare a Steve Jobs, scomparso prematuramente 3 mesi fa (5 Ottobre 2011) a soli 56 anni. L'invito ai giovani in discorso tenuto all' Università di Stanford nel 2005,
Siate affamati, siate folli
contiene forse il segreto del suo successo: il desiderio di crescere cognitivamente ma fuori dagli schemi convenzionali, con quello spirito creativo che consente al genio di sognare e, con il sogno, di creare.
La TV, internet, i media in genere, ci rendono (più) stupidi? Sembrerebbe di sì... Almeno è questo che afferma Nicholas Carr, saggista americano che in questo libro denuncia i rischi di alterazione del cervello legati ad una frequenza massiccia della rete. Accanto alle opportunità straordinarie che mette a disposizione dei naviganti, internet trasforma il nostro modo di analizzare, comprendere, apprendere. Il passaggio dalla carta stampata allo schermo è responsabile non solo di un pensiero reticolare (piuttosto che lineare) ma soprattutto, per l'autore, di un modo di ragionare più superficiale perché i vari link fanno saltare da una pagina all'altra, consentono di giungere dove si vuole (e spesso anche dove non vogliamo) ma contemporaneamente fanno perdere spessore poiché viene a mancare il tempo di soffermarsi, riflettere e sviluppare una profonda analisi.
Carr era inizialmente un consumatore febbrile delle tecnologie, finché non è giunto alla conclusione che esse stavano cambiando il modo in cui il suo cervello funzionava ed erano responsabili dell'incapacità di prestare attenzione per un tempo prolungato e della perdita della memoria di lungo periodo: rischi molto pericolosi perché gli effetti sono e saranno profondi e permanenti.